TITOLI ALTERNATIVI – Collectanae offitiorum parvorum, aliarumque piorum precem ad usum Serenissimi Alphonsi Ducis Ferrariae III – Libro d’Ore di Alfonso d’Este – Book of Hours of Alfonso d’Este – Livre d’Heures de Alphonse d’Este – Libro de Horas de Alfonso de Este – Stundenbuch des Alfonso d’Este.
DESCRIZIONE FISICA – Codice in pergamena, formato 270 x 180 mm, 199 carte (398 pagine) non tenendo conto dello smembramento in due parti avvenuto nel XIX secolo.
ORIGINE – Italia (Ferrara).
DATAZIONE – XVI secolo (1505-1510).
COMMITTENZA – Commissionato dal duca di Ferrara Alfonso I d’Este (n. 1476, m. 1534).
VICENDE SUCCESSIVE – Alla fine del XVI secolo – con la devoluzione di Ferrara allo Stato Pontificio e il trasferimento del potere ducale a Modena – il prezioso codice fu trasportato nella nuova capitale del ducato. Alla fine del XVIII secolo – a seguito dell’invasione francese – Ercole Rinaldo III d’Este (n. 1727, m. 1803) è costretto a lasciare Modena. L’Offiziolo – insieme agli altri due capolavori appartenenti alla Casa d’Este, ovvero la Bibbia di Borso e il Breviario di Ercole I – viene trasportato a Venezia e poi a Treviso, dove Ercole III trascorrerà gli ultimi anni di vita. Nel 1831 è di nuovo a Modena, ma nel 1859 – a seguito dell’annessione del ducato al Regno di Sardegna – Francesco V d’Austria-Este (n. 1819, m. 1875) lascia Modena e trasferisce l’Offiziolo a Vienna. In questo momento il manoscritto ha già subito una grave mutilazione: 14 carte con scene miniate sono state asportate e private della cornice. Nel 1900 lo studioso tedesco Hermann Julius Hermann conferma questo scempio nella sua pubblicazione «Zur Geschichte der Miniaturmalerei am Hofe der Este in Ferrara» (Sulla storia della miniatura alla corte estense di Ferrara), precisando di aver rintracciate le 14 carte mancanti nella Galleria dell’Accademia delle scienze e delle arti di Zagabria. Dopo la caduta dell’Impero austro-ungarico e la costituzione della Repubblica dell’Austria tedesca, il 23 marzo del 1919 Carlo I d’Austria (n. 1887, m. 1922) fugge in Svizzera insieme famiglia imperiale, portando con sé l’Offiziolo, la Bibbia e il Breviario. Alcuni anni dopo Zita di Borbone-Parma (n. 1892, m. 1989), ormai vedova di Carlo I, si trova costretta a vendere i tre capolavori della Casa d’Este e l’Offiziolo viene ceduto all’antiquario francese M.J. Bourdariat. L’ultima tappa della travagliata storia del manoscritto si compie nel 1924, quando Bourdariat vende l’Offiziolo all’imprenditore e collezionista armeno Calouste Sarkis Gulbenkian (n. 1869, m. 1955).
COLLOCAZIONE ATTUALE – Il nucleo acquistato da Gulbenkian si trova oggi al Museu Fundação Calouste Gulbenkian di Lisbona, con la segnatura «L.A. 149». La Strossmayerova Galerija di Zagabria conserva invece le 14 carte asportate nel XIX secolo.
GENERE – Cristianesimo, Libri di devozione privata.
CONTENUTO – Calendario (cc. 1r-12v), frammenti rappresentativi dei quattro Vangeli (cc. 13r-23v), Officium Beatae Virginis Mariae (cc. 28r-80v), Salmi penitenziali (cc. 81r-93v), Ufficio dei Morti (cc. 94r-119v), Ufficio della Croce (cc. 120r-122r), Ufficio dello Spirito Santo (cc. 123r-125r), orazioni (cc. 126r-147v), contemplazione devota della Vergine Maria piangente davanti alla Croce (cc. 147v-149v), inni (cc. 149v-152v), preghiera (c. 152v), contemplazione di San Bernardo nella memoria del nome di Gesù Cristo (cc. 153r-158r), orazioni (cc. 158v-161r), inno (c. 161r), orazioni (cc. 161v-165r), commemorazione dei Santi e preghiera a Dio (cc. 166r-179r).
LINGUA – Latino.
SCRITTURA – Gotica.
DECORAZIONE – Il nucleo conservato al Museu Fundação Calouste Gulbenkian di Lisbona comprende 29 carte interamente miniate, e iniziali decorate di diversa fattura lungo tutto il testo. Le 14 carte conservate alla Strossmayerova Galerija di Zagabria presentano solamente la scena miniata centrale, poiché – a seguito della grave mutilazione subita nel XIX secolo – sono state private della cornice esterna.
ARTISTA – Pur essendo un codice adèspoto, non sussistono dubbi circa la paternità delle miniature, che sono senz’altro da attribuire al miniatore lombardo Matteo da Milano. Visto il profondo legame che lega le due opere, vale la pena ricordare che Matteo da Milano aveva lavorato anche al Breviario di Ercole I d’Este.
STILE – Rinascimentale.
Scheda tecnica: Illuminated Facsimiles
Livro, Uffiziolo, B.V., Officiolo
EDIZIONE IN FACSIMILE
Riproduzione a colori a grandezza naturale di tutte le sezioni del documento originale che un tempo erano un documento unico – Il facsimile riproduce il più fedelmente possibile le caratteristiche materiali del documento originale allo scopo di sostituirlo nella ricerca scientifica e nelle raccolte del collezionista bibliofilo. La composizione delle carte riproduce la fascicolazione del documento originale. La rilegatura potrebbe non corrispondere a quella del documento originale così come si presenta nel momento attuale.
Editore – Il Bulino edizioni d’arte (Modena, 2002).
Collana – Ars Illuminandi.
Tiratura limitata – 899 esemplari – contrassegnati con numerazione araba – sono numerati da 1 a 899 e destinati al commercio. Altri 100 esemplari – contrassegnati con numerazioni romana – sono numerati da I a C e sono riservati al Ministero per i Beni e le Attività Culturalli e alle Istituzioni proprietarie degli originali.
Legatura – Legatura in cuoio di Russia con impressioni in oro, corrispondente a quella del lacerto di Lisbona.
Commentario – Volume di commento in italiano, formato 18 x 24 cm, 285 pagine. Saggi di Manuela Fidalgo, Sanja Cvetnic, Paola Di Pietro Lombardi, Giancarlo Malacarne, Ernesto Milano. Trascrizione integrale del manoscritto.
Cofanetto – Il facsimile e il volume di commento sono conservati in un cofanetto editoriale in mezza pelle.
ISBN – 88-86251-50-5.
Foto per gentile concessione dell’Editore