TITOLI ALTERNATIVI – Vita de Santo Yoachin e de Santa Anna e de la Nativitate de Santa Maria e de lo Nostro Signor – Legendarium Sforza-Savoia – Légendaire Sforza-Savoia – Sforza-Savoia-Legendarium – Legendarium der Sforza.
CARATTERISTICHE FISICHE – Codice in pergamena, formato 262 x 185 mm circa, 158 carte (316 pagine) raccolte in ventuno fascicoli, foliazione successiva in numeri arabi nell’angolo inferiore esterno delle carte.
LEGATURA – Legatura su assi cartonati rivestiti in velluto rosso e controguardie in seta, databile al XIX secolo. Nel 2013 la legatura è stata sottoposta agli interventi di restauro conservativo dallo Studio Crisostomi di Roma.
ORIGINE – Il manoscritto è stato prodotto in Italia, probabilmente a Milano. La produzione lombarda è testimoniata dalla scelta del miniatore di collocare molte scene in ambienti dove ricorrono elementi tipici dell’architettura lombarda coeva. In alcuni casi è anche possibile individuare specifici edifici religiosi o civili, riprodotti più o meno fedelmente. Ad esempio nella seconda scena miniata alla c. 43r compare sullo sfondo l’antica Cattedrale di Milano, mentre nella scena precedente – sempre alla c. 43r – la fortezza all’ingresso della città di Gerusalemme ricorda la struttura del Castello Sforzesco.
DATAZIONE – XV secolo. Alla c. 2v il miniatore, firmandosi, ha indicato in caratteri epigrafici la data esatta di conclusione del lavoro: «DIE 6 APRILIS 1476».
COMMITTENZA – Il codice fu realizzato per il duca di Milano Galeazzo Maria Sforza (1444-1476) e sua moglie Bona di Savoia (1449-1503). È sempre la c. 2v a darci un’informazione esaustiva, attraverso la scritta in lettere capitali dorate «G(ALEA)Z MA(RIA) DUX M(EDIO)L(AN)I QUINTUS». Sulla stessa carta compaiono anche le due imprese predilette da Galeazzo Maria Sforza: quella del leone fulvo galeato tra le fiamme e quella dei tizzoni ardenti con le secchie. La figura di Galeazzo va inoltre identificata in molti dei personaggi raffigurati nelle miniature. Si veda ad esempio quella alla c. 19r., dove Dio è rappresentato all’interno di una stanza mentre ammaestra quattro suoi «carissimi (…) amadi frateli»: il profilo con il naso aquilino e l’acconciatura del personaggio alla destra di Dio ricordano la figura di Galeazzo Maria Sforza, mentre nel fanciullo che gli sta dinanzi possiamo riconoscere il figlio Gian Galeazzo. Un’altra miniatura degna di attenzione è quella della c. 3r che illustra il matrimonio di Gioacchino e Anna, dove possiamo individuare Galeazzo Maria Sforza e sua moglie Bona di Savoia nei genitori di Maria. Va infine notato come le armi e le imprese del duca compaiano più volte lungo tutto il manoscritto.
COLLOCAZIONE ATTUALE – Il manoscritto fa parte della dotazione della Biblioteca Reale di Torino, istituita da Carlo Alberto di Savoia-Carignano (1798-1849) nei primi anni del suo regno. Venne acquistato dal sovrano sabaudo il 15 maggio del 1841, dopo aver dato incarico al bibliotecario reale Domenico Casimiro Promis (1837-1875) di svolgere la trattativa con il conte Pompeo Toesca di Castellazzo. Le ragioni per cui la famiglia del conte possedesse il codice sono avvolte nel fascino misterioso di un episodio – probabilmente inventato – riportato in un una nota manoscritta dell’archivista Luigi Pezzi, datata 1879. Secondo questo documento – conservato all’interno del codice sforzesco – Galeazzo Maria Sforza «dovendo allontanarsi da Milano per motivi guerreschi» affidò il codice ad una monaca, ma «più nessuno si curò di ritirarlo» a causa della improvvisa morte violenta dello stesso Galeazzo. Quando morì anche la religiosa «per ragioni di parentela ed in progresso di tempo» il codice «venne a essere posseduto dalla famiglia dello stesso conte Toesca».
GENERE – Cristianesimo, Agiografie, Apocalissi / Beato di Liébana, Bibbie / Vangeli.
CONTENUTO – Il testo si compone di tre sezioni, che complessivamente raccontano la storia della Rivelazione – dal concepimento di Maria fino al Giudizio Universale – attingendo ai Vangeli canonici e a quelli apocrifi. Nella prima sezione vengono narrate le vite dei santi Anna e Gioacchino e della Vergine Maria. Di questa sezione fanno parte alcuni frammenti delle Meditationes Vitae Christi del francescano Giovanni de’ Calvoli. Nella seconda sezione viene narrata la vita di Cristo, cui seguono il Salve Regina, il Credo e una vita di San Giovanni Battista svolta in forma di preghiera. L’ultima sezione è dedicata al tema della fine del mondo: dopo la narrazione dei quindici segni premonitori viene raccontato il Giudizio Universale.
LINGUA – Italiano, Latino.
SCRITTURA – Gotica, da attribuire ad una sola mano.
DECORAZIONE – All’antiporta, entro un arco su colonne in porfido rosso, sono raffigurate a piena pagina le imprese del leone fulvo galeato tra le fiamme e quella dei tizzoni ardenti con le secchie. La pagina incipitaria, dove è illustrato il matrimonio di Anna e Gioacchino, è decorata da un’ampia cornice a racemi con animali, putti, stemmi e l’impresa della colomba col motto a bon droit (che però in questo caso è divenuta illegibile). Nelle successive carte altre 322 scene narrative accompagnano il testo, fornendo al destinatario del manoscritto un importante strumento di meditazione intorno alle vicende della Rivelazione. Infine, lungo tutto il codice, si susseguono 107 iniziali filigranate decorate a motivi floreali su campo oro, e bordure in oro decorate con fiori, frutti e stemmi araldici.
MINIATORI – Autore delle splendide miniature è Cristoforo de Predis, figura di spicco della miniatura lombarda del XV secolo. Della sua vita non si hanno molte notizie. Nacque intorno al 1446, presumibilmente a Milano, ed era detto muto. Anche nel Leggendario Sforza-Savoia si firma con questo soprannome (c. 2v): OPUS XR(IST)OFORI DE PREDIS MUTI. Ebbe diversi fratelli, di cui almeno tre pittori: Evangelista, Bernardino e Giovanni Ambrogio. Il suo esordio come artista può essere fatto coincidere con il codice astrologico De Sphaera, commissionato da Bianca Maria Visconti (1425-1468) e Francesco Sforza (1401-1466) negli anni Sessanta del secolo. Nel 1471 il «muto de prede» risulta nei libri contabili della famiglia Borromeo «per una nostra dona depinta» su un offiziolo del conte Vitaliano Borromeo. Nel decennio successivo lavora per Galeazzo Maria Sforza. Cristoforo morì giovane, a trentasette anni, dopo aver prestato servizio presso alcuni tra i più importanti committenti della sua epoca: oltre ai duchi di Milano e ai Borromeo, ricordiamo i duchi di Ferrara ed il vescovo di Piacenza. Conobbe anche Leonardo da Vinci, quando questi visitò Milano per la realizzazione de La Vergine delle rocce (1483): fu infatti la famiglia di Cristoforo ad ospitarlo nella sua casa. A partire dalla c. 37 del Leggendario Sforza-Savoia si individuano le mani di altri due artisti: un «maestro affine» a Cristoforo ed un secondo collaboratore, meno talentuoso.
STILE – Rinascimentale.
Scheda tecnica: Illuminated Facsimiles
Légendier des; Legendario; 15° secolo
EDIZIONE IN FACSIMILE
Riproduzione a colori a grandezza naturale dell’intero documento originale – Il facsimile riproduce il più fedelmente possibile le caratteristiche materiali del documento originale allo scopo di sostituirlo nella ricerca scientifica e nelle raccolte del collezionista bibliofilo. La rifilatura e la composizione delle carte riproducono il profilo e la fascicolazione del documento originale. La rilegatura potrebbe non corrispondere a quella del documento originale così come si presenta nel momento attuale.
Editore – Franco Cosimo Panini Editore (Modena, 2013), in collaborazione con l’Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani.
Collana – Biblioteca Impossibile.
Concessioni – L’edizione è pubblicata su concessione del Ministero dei Beni e le Attività Culturali – Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte – Biblioteca Reale di Torino.
Tiratura – Il facsimile è stato pubblicato in edizione limitata unica e irripetibile di 750 copie complessive per la diffusione mondiale. L’editore garantisce che non saranno realizzate ulteriori copie.
Certificato – Il certificato di autenticità al colophon, con indicato il numero di copia, presenta le firme di Giovanni Saccani (Direttore della Biblioteca Reale di Torino nel 2013), Laura Panini (Presidente di Franco Cosimo Panini Editore nel 2013), Giuliano Amato (Presidente dell’Istituto della Enciclopedia Italiana nel 2013).
Stampa – Stampa stocastica, con riproduzione delle cromie mediante inchiostri ad alta pigmentazione. Dorature con oro e argento in pasta, oro in polvere e oro in lamina.
Legatura – In velluto rosso, realizzata a mano. Al centro del piatto frontale un rosone dorato reca gli stemmi Savoia e Sforza. Capitello in seta a due colori cucito a mano.
Commentario – Volume di commento in italiano, formato 32 x 24 cm, 255 pagine, foto a colori. Presentazione e testi di Giovanni Saccani, Luisa Giordano, Pier Luigi Mulas. Per agevolarne la lettura, il testo del manoscritto è riportato nel volume di commento trasposto in italiano corrente.
Cofanetto – Il facsimile è custodito in un elegante cofanetto in pelle rossa, con il titolo dell’opera e lo stemma dell’Editore in oro sul dorso.
Copyright foto: Illuminated Facsimiles, Franco Cosimo Panini Editore