Romanzo della Rosa di Berthaud d’Achy

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Romanzo della Rosa di Berthaud d’Achy

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TITOLI ALTERNATIVI – Romance of the Rose of Berthaud d’Achy – Roman de la Rose par Berthaud d’Achy – Rosenroman des Berthaud d’Achy.
DESCRIZIONE FISICA – Codice in pergamena, formato 325 x 235 mm, 130 carte (260 pagine).
ORIGINE – Francia (Beauvais o Parigi).
DATAZIONE – XIII secolo (ca. 1280).
PRECEDENTI PROPRIETARI – Nel manoscritto compare due volte la lettera «A». Il riferimento potrebbe essere al conte di Urbino Antonio da Montefeltro (n. 1348, m. 1404), condottiero e uomo politico abile ed ambizioso che gettò le basi per quello che in futuro sarebbe stato il Ducato di Urbino. Se non possiamo essere certi che Antonio fu in possesso del manoscritto, non abbiamo invece dubbi circa il fatto che il codice appartene al pronipote Federico da Montefeltro (n. 1422, m. 1482), primo duca di Urbino. Federico fu un grande bibliofilo, e la sua imponente biblioteca – fatta di quasi 1.000 manoscritti – aveva il non secondario scopo di affiancare all’immagine pubblica del condottiero quella dell’uomo di cultura e di mecenate.
COLLOCAZIONE ATTUALE – Nel 1657 papa Alessandro VII (n. 1599, m. 1667) avviò le trattative per acquistare la biblioteca che era stata di Federico da Montefeltro e poi dei duchi di Urbino. Tale acquisizione fu propugnata dal bibliotecario vaticano, il filologo tedesco Lucas Holste, che avendo preso visione della collezione ne era rimasto molto affascinato. Nel giugno di quell’anno il pontefice offrì alla comunità di Urbino una somma in denaro insieme ad altri incentivi di carattere economico. La trattativa si concluse in meno di due mesi ed il trasferimento fu completato entro lo stesso anno. Da allora il manoscritto fa parte della Biblioteca Apostolica Vaticana, con la segnatura Urb. lat. 376.
GENERE – Letteratura.
CONTENUTO – Il Romanzo della Rosa – in francese Roman de la Rose – è un poema allegorico, scritto in due fasi da Guillaume de Lorris (n. ca. 1210, m. ca. 1240) e da Jean de Meung (n. ca. 1240, m. 1305). Tra il 1229 ed il 1236 Guillaume de Lorris compose i primi 4.058 versi, ma lasciò il lavoro incompiuto a causa della morte prematura. Circa quarant’anni dopo Jean de Meung riprese il poema, completandolo con ulteriori 17.722 versi. L’opera è una rappresentazione allegorica dell’amor cortese: la donna amata è simboleggiata da una rosa, ed il protagonista – per poterla cogliere – deve affrontare diverse prove. Lo stile e l’intenzione dei due autori sono però molto differenti: il carattere cortese e cavalleresco della prima parte, cede il passo ad una satira della società contemporanea e ad una serie di digressioni sui temi più disparati, con una esibizione del sapere enciclopedico dell’autore che è tipica del XIII secolo. Inoltre Jean de Meung riduce la passione amorosa al mero desiderio carnale. Nonostante tali differenze il Roman de la Rose conserva una sua unitarietà ed ebbe da subito un’enorme seguito, divenendo una delle opere letterarie di maggior successo del Medioevo. Secondo Eberhard Koenig il ms. Urb. lat. 376 è uno dei più antichi testimoni del Roman de la Rose giunti fino ai nostri giorni ed in assoluto il più antico di quelli miniati.
LINGUA – Francese.
SCRITTURA – Scrittura gotica, con testo su due colonne. Il manoscritto è stato copiato da due differenti copisti, con un cambio di mano alla c. 33r. Il primo copista scrive in gotica libraria, il secondo copista in gotica corsiveggiante, anche detta bastarda.
DECORAZIONE – Il manoscritto conta 94 miniature a vignetta posizionate in corrispondenza delle sezioni più significative del testo, una iniziale istoriata alla c. 65r (raffigurante il dio Amore inginocchiato e con le mani giunte che si rivolge a Dio), numerose iniziali decorate e iniziali filigranate in rosso e blu.
COPISTI / MINIATORI – Il copista e miniatore Berthaud d’Achy – da cui il manoscritto prende il nome – ha copiato la maggior parte del testo e realizzato tutte le miniature eccetto una. Per quanto riguarda la copiatura, un primo amanuense ha trascritto la prima parte del codice (cc. 1-32), rimanendo però anonimo. Possiamo invece identificare il secondo copista con Berthaud, che al colophon della c. 129v si firma «Bertaut d’Achi». Per quanto concerne le miniature, l’artista che ha realizzato l’unica miniatura non riconducibile a Berthaud (c. 51v) è il Maestro di Méliacin, che prende il nome dal Roman de Meliacin (Parigi, BnF, ms. fr.1633), realizzato a Parigi fra il 1285 e il 1286. Berthaud d’Achy era originario d’Achy (nell’arrondissement di Beauvais) e fu attivo a Parigi durante il regno di Filippo IV di Francia (n. 1268, m. 1314). Sappiamo che oltre al Roman urbinate miniò almeno altri tre codici, tra cui la Petite bible historiale complétée, realizzata intorno al 1312.
STILE – Gotico.
LINK ESTERNI – DigiVatLib (manoscritto digitalizzato).

Scheda tecnica: Illuminated Facsimiles

Loris, Chopinel Clopinel, Bertaud

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Riproduzione a colori a grandezza naturale dell’intero documento originale – Il facsimile riproduce il più fedelmente possibile le caratteristiche materiali del documento originale allo scopo di sostituirlo nella ricerca scientifica e nelle raccolte del collezionista bibliofilo. La rifilatura e la composizione delle carte riproducono il profilo e la fascicolazione del documento originale. La rilegatura potrebbe non corrispondere a quella del documento originale così come si presenta nel momento attuale.
EditoreBelser Verlag (Zurigo, 1987).
Collana – Codicum Facsimiles Bibliothecae Apostolicae Vaticanae.
Tiratura limitata – 600 copie.
Certificato di autenticità – Il certificato di autenticità con il numero di copia è stampato al colophon.
Legatura – Coperta in pelle marrone con impressioni a secco e bindelle di chiusura.
Commentario – Volume di commento in italiano. Prefazione di Marco Buonocore, introduzione di Luciano Formisano, versione italiana a fronte di Gina D’Angelo Matassa.

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